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Affitti brevi, no alla cedolare secca per chi affitta più di 3 case

17-02-2020
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La nuova legge sul turismo, arriva la stangata per chi affitta con Airbnb

Brutte notizie per i padroni di casa. Quelli che affittano più di tre case saranno considerati come delle imprese, a prescindere che si tratti di una persona fisica oppure di una società. Questo è quanto viene indicato nel disegno di legge sul turismo, che prevede una stretta sugli affitti brevi multipli.
 

Un turismo da regolare

 
 
Con il disegno di legge sul turismo, il governo vuole regolare le locazioni brevi gestite attraverso le piattaforme digitali. Su tutte spicca Airbnb, per il quale l’Italia è il terzo mercato al mondo per numero di annunci. La piattaforma ha registrato, per il triennio 2016-2018, 23 milioni di viaggiatori ospitati nella nostra Penisola.
 
«Il fenomeno – spiega Dario Franceschini, ministro del turismo – ha portato un tipo di turismo interessante, a cui l’Italia non può rinunciare, ma va regolato». Il ministro fa riferimento a quelle realtà che fingono soltanto di avere Airbnb, ma che in realtà sono imprese mascherate.
 
La proposta inserita nel disegno di legge prevede un tetto massimo di tre appartamenti in affitto breve per locatore. Al di sotto di questa soglia si godrà delle attuali condizioni, ad esempio della tassazione con cedolare secca al 21%. Al contrario, se le unità immobiliari fossero superiori a tre, varrebbero obblighi e tassazione tipici delle imprese del settore turistico. Dovranno quindi dire addio alla cedolare secca.
 
La stretta sugli affitti brevi riguarderà sia i contratti stipulati con l’intermediazione di un’agenzia sia quelli realizzati da coloro che gestiscono siti che collegano la domanda all’offerta, quindi tra locatari e locatori, come nel caso di Airbnb, Booking o Homeaway.
 

Le novità della legge

 
 
Il disegno di legge sul turismo contiene anche altre novità. Tra queste, ci saranno alcuni incentivi allo scopo di dare nuova vita ai piccoli borghi italiani; l’aiuto riguarderà soprattutto le attività commerciali.
 
Un altro punto fondamentale riguarda la tassa di soggiorno: l’imposta potrebbe essere estesa a tutti i Comuni d’Italia e non soltanto ai capoluoghi di Provincia e alle località turistiche. L’importo non sarà direttamente proporzionale alla fascia di prezzo della struttura turistica, ma corrisponderà ad una percentuale del costo della stanza. Il tetto massimo è stato fissato a 5 euro a notte per persona.
 
La legge è già passata al Mef e potrebbe diventare legge tra giugno e settembre.
 
Fonte: Il Giornale