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Innovazione digitale: big data e app stimolano il real estate

05-03-2019
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Sono 43 le startup immobiliari, ma anche operatori consolidati si innovano

Il mondo immobiliare è attraversato da una serie di cambiamenti che lo rendono attrattivo agli occhi degli investitori. Tra le innovazioni spiccano le applicazioni digitali e i big data, che stanno modificando il modo di lavorare degli intermediari.
 

I benefici dei big data sul mercato italiano

 
 
Anche il real estate italiano, secondo i dati rilevati dall’osservatorio Proptech Monitor del Politecnico di Milano, ha intrapreso questo percorso. Ne è la prova l’esistenza di 43 start up attive che sfruttano queste innovazioni per il proprio lavoro.
 
Stefano Bellintani, uno dei responsabili dell’osservatorio, ha dichiarato nel corso di un convegno a Milano su sharing economy e proptech organizzato dallo studio legale Nctm: «I big data e gli algoritmi che li analizzano sono determinanti a vari livelli. Se pensiamo alla pianificazione urbana, ormai il concetto di smart city impone di utilizzare algoritmi e software sofisticati, non più le vecchie cartine topografiche. Mentre in fatto di asset class che catturano investimenti, tra le più promettenti ci sono i data center, dove i dati sono fisicamente custoditi».
 
L’onda del cambiamento investe in particolare il settore residenziale, dove l’innovazione è in grado di estendere la gamma dei servizi offerti in direzione di tutti gli attori della filiera. Ne sono un esempio le tre recenti iniziative di crowdfunding di Concrete, Trusters e Rendimento etico.
 
Al tempo stesso, altri operatori conosciuti si stanno dotando di strumenti in grado di misurare l’affidabilità dei clienti incrociando dati patrimoniali, finanziari e catastali. I dati rappresentano una fonte di informazioni preziose, utili per determinare i trend di crescita dei settori e delle singole zone geografiche. Ciò permette di proporre ai grandi investitori una serie di operazioni interessanti che danno impulsi positivi al mercato immobiliare. Lo sa bene Sweetguest, operatore che gestisce gli appartamenti per affitti brevi, che ha intrapreso questa strada.
 

L'importanza delle applicazioni digitali

 
 
Oltre ai big data, le app e gli strumenti digitali a disposizione si rivelano efficaci per migliorare il proprio business. Un esempio è Dove Vivo, leader nel settore delle stanze in affitto, che sta studiando una app per mettere in comunicazione tra loro proprietari di immobili e ospiti.
 
Anche Milano contract district si sta muovendo in questa direzione, sviluppando un progetto di micro-living More+Space. In pratica, grazie alla progettazione Bim, offre appartamenti fra 30 e 50 mq chiavi in mano agli sviluppatori che lavorano a soluzioni di arredo avanzate in grado di aumentare la superficie vivibile, che può rivelarsi persino superiore a quella sulla carta. Insomma, le possibilità sono molte e decisamente attraenti.
 
La speranza, secondo Luigi Croce, partner dello studio legale Nctm organizzatore del convegno a Milano, è che «il legislatore favorisca lo sviluppo di questo settore ancora caratterizzato da normative rigide o nebulose, se pensiamo ad esempio che la morosità dell'inquilino è regolata da una legge che risale al 1978 o che ogni Regione italiana possa definire diversamente lo student housing o regolare in modo autonomo l'affitto breve».
 
Fonte: IlSole24Ore