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Manovre e decreti, il mondo immobiliare insorge: ma che combinano?

20-12-2018
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Della serie, aggiungono di qua e tolgono di là. Le ultime azioni del governo fanno parecchio discutere

Partiamo dalle buone notizie. Dopo una serie di rinvii, il governo ha depositato in commissione Bilancio della Camera un pacchetto costituito da 58 emendamenti alla manovra. Secondo alcuni fonti governative, si tratta soltanto di una prima tranche di emendamenti.

Gli emendamenti spaziano dai trasporti alla sanità, ma uno in particolare ha strappato un sorriso al settore immobiliare. La notizia riguarda i capannoni industriali e prevede il raddoppio del taglio all’Imu. La modifica, infatti, porterebbe dal 20% al 40% la deducibilità dell'Imu ai fini Ires e Irpef, per gli immobili strumentali.

Si tratta di una misura che verrà a costare 290,3 milioni nel 2020 e circa 166,9 milioni dal 2021: le risorse arrivano dal Fondo per l'attuazione del programma di governo previsto dall'articolo 55 della Legge di Bilancio.

Tutto rose e fiori se non fosse per il fulmine a ciel sereno giunto subito dopo. Il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri che attua la direttiva Atad (la direttiva europea anti elusione fiscale) contiene un provvedimento che di fatto annulla la deducibilità integrale relativamente a finanziamenti ipotecari sugli immobili destinati a locazione, vigente fino ad oggi. È il caso di dirlo: cosa stanno combinando?

 

Con il nuovo decreto, approvato dal governo, si cancella la possibilità per le società immobiliari di dedurre interamente gli interessi passivi dei mutui stipulati per la costruzione di edifici destinati alla locazione. Assoimmobiliare e Ance non hanno esitato a far sentire la loro voce.

Assoimmobiliare, rappresentante gli operatori e gli investitori dell'industria immobiliare, e Ance, l'Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, hanno emanato una nota congiunta nella quale commentano le modifiche introdotte all’articolo 96 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Quello che esprimono è «grande preoccupazione» per gli effetti che il decreto avrà sull'intera industria immobiliare.

Secondo le associazioni di categoria, l’impatto dell’indeducibilità integrale degli interessi passivi sul mercato degli affitti sarà pesantissimo. «Tale decreto – si legge – rappresenta un segnale assai preoccupante che va a colpire duramente un'industria, quella immobiliare e delle costruzioni, che rappresenta una leva fondamentale al servizio dell'economia del Paese e contribuisce in modo importante all'occupazione e per circa il 18% al Pil dell'Italia».

Quali sarebbero le conseguenze concrete della limitazione alla deducibilità? Lo scrivono le associazioni. «Genererebbe un incremento della tassazione per le società immobiliari stimabile in almeno 5-6 punti percentuali da aggiungere all'aliquota Ires del 24%. Tale aggravio si aggiungerebbe all'indeducibilità degli interessi passivi ai fini Irap previsto dall'attuale normativa e al rilevante peso dell'Imu che già gravano sugli investitori immobiliari, mettendo a dura prova la pianificazione di ulteriori investimenti di sviluppo che, a sua volta, in particolare per le imprese del sistema Ance, pregiudica strutturalmente la futura domanda di costruzioni, rischiando di deprimere così l'intero comparto».

Immediata la richiesta di Assoimmobiliare e Ance: «una correzione del provvedimento, che altrimenti metterebbe a rischio investimenti e crescita di tutta la filiera dell'industria immobiliare». Chissà se verranno ascoltati.

Fonte: ANSA, affaritaliani.it, idealista/news.it